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Uniti per Sommati

Associazione

Per la memoria e il futuro di quello che è stato e di quello che dovrà essere
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Lavori di ricostruzione della chiesetta della Madonnella

L'associazione

Territorio 1Sommati è una delle frazioni di Amatrice ad aver pagato in termini di vite umane e crolli un conto salato a seguito alle scosse del 24 agosto e le successive del 26 e 30 ottobre 2016 e del 18 gennaio 2017 che hanno continuato ad accanirsi sul territorio, compromettendo irreversibilmente la sua struttura urbanistica, alcune delle imprese che vi sorgevano, oltre al normale scorrere della vita dei residenti e di tutti coloro che vi facevano ritorno appena possibile.
Molto è stato stravolto del nostro territorio ricco di tradizioni, opere artistiche e tesori naturalistici, ma non il sentimento di identità culturale che ci lega alla nostra terra in maniera così forte, da rendere impossibile abbandonarla. Sappiamo che il cammino verso la ricostruzione sarà lungo e difficile.
Per questo lungo cammino nasce l'associazione
UNITI PER SOMMATI tesa a coinvolgere il maggior numero di persone in un percorso condiviso e comune, per intervenire sulle problematiche legate alla frazione ed a essa legate, e dare voce a tutte le istanze della popolazione sommatina nelle sedi istituzionali competenti, per la memoria e il futuro di quello che è stato e di quello che dovrà essere. Abbiamo condiviso, in un passato nemmeno troppo lontano, l'impegno comune di ridare nuovo splendore alle nostre chiese, alla sede della nostra proloco, al parco giochi, a quei beni che rendeva Sommati così viva e caratteristica. Guidati dallo stesso spirito, e da una grande voglia di rinascita dettata dalla forza e testardaggine tipiche di questa popolazione, occorre gettare le basi per una ricostruzione inclusiva e propositiva che partendo dagli errori del passato, sappia rialzarsi e regalare alle nuove generazioni la possibilità di godere della stessa bellezza tanto amata da tutti noi, e dai nostri concittadini scomparsi.

Anche in ricordo di loro dovremo impegnarci in una ricostruzione in armonia e nel rispetto di questo territorio meraviglioso, che favorisca lo sviluppo economico e sociale della nostra amata Sommati.

Il Territorio

montiIl territorio sommatino anticamente era decisamente più ampio di quello occupato oggi dalla frazione. Ci dice Tofani: "Da Illica, scavalcando il fiume Tronto, il territorio si estendeva fino ad Aleggia, Roccasalli, Pasciano, Torrita, ridiscendendo fino a Scai e al torrente Scandarello [la diga che formò l'attuale lago omonimo risale agli anni Venti, ndr]. Qui inglobava, poi, i paesi di San Benedetto, Configno e Ara Franca, risalendo infine alle sorgenti del fiume maggiore, da dove si inerpicava fino a Monte Cardito, includendo in successione anche l'immensa Serra de Mollionico".
Durante i lavori di costruzione del cimitero tra il 1890-92, presso la Chiesa di S. Pietro in Campo furono rinvenuti i resti di un edificio termale con camere e pavimento in mosaico, vasche da bagno in pietra e condutture plumbee, sicure tracce dell'antica 'Summata' (la 'Summa villarum') che, situata nei pressi di SS. Lorenzo e Flaviano, fu capitale delle 'Terre Summatine'. Caduta la dominazione dei Longobardi, Carlo Magno nel 774 confermò la soggezione al Ducato di Spoleto del Comitato di Ascoli da cui dipendevano le 'Terre Summatine'.Ricostruita nel 1622 la chiesa della Madonna delle Grazie o s. Maria del Soccorso o s. Egidio, è stata restaurata a cura degli abitanti nel 1967. La chiesa si trova isolata in un largo spiazzo ed esternamente non presenta nulla di notevole. Sul fianco sinistro campanile a vela con due campane. Soffitto carenato, ricostruito in cemento al posto di quello ligneo che crollava. L'interno ad unica navata ha sopra l'altar maggiore una tela rappresentante l'Apparizione della Madonna col Bambino a s. Antonio da Padova; sotto il dipinto un ciborio (alto cm. 170) a forma di tempio con due angeli sovrapposti di notevole valore, in legno scolpito e dorato (fine '600 - primi '700). Sull'altare laterale, a sinistra, entro un'arcata il cui fondo è splendidamente scolpito e dorato, statua di terracotta dorata inquadrata da una grandissima croce barocca 'Madonna orante' a cui è stato di recente aggiunto un Bambino di fattura moderna al posto di altro autentico andato  distrutto. Altare che suggerisce il ricordo dell'altra 'Madonna' venerata nel Santuario di Varoni. All'altare di destra - che sembra più antico di quello di sinistra -, tra colonne di legno e grandiosa cornice dorata, affresco raffigurante 'Madonna col Bambino': dipinto molto deteriorato. Attorno alle pareti, Via Crucis: piccole tele dipinte da anonimo del primo settecento". A oggi l'edificio risulta parzialmente crollato. Il retro è crollato completamente, parzialmente giù la facciata della Chiesa e ciò che ne resta è gravemente pericolante.
Altra Chiesa presente in Sommati è quella di San Pietro in Campo, detta "di San Pietrone". È adiacente al cimitero e nel 1946 è stata restaurata - ci dice ancora Massimi - dalla famiglia Di Cosimo. Campanile a vela, portale a sesto acuto con conci alternati bianchi e grigi. In alto  a destra e in basso teste di orsi in pietra. A destra del portale è emerso il secolo scorso il basamento di una colonna romana.

Cenni storici

Verso la metà del secondo millennio a. C. si insedia nell’altopiano di Norcia, e poi nella valle del Tronto un gruppo di popoli Osco-Umbri, cui subentrano in seguito i Sabini. A questi popoli va attribuito il primo tracciato della via Salaria, per il commercio del sale dall’Adriatico.
Il tracciato consolare della via Salaria partiva da Roma (Porta Collina), attraversava Rieti, Antrodoco, Posta ed entrava nel territorio di Amatrice nei pressi della chiesa di San Silvestro a Collicelle. Si introduceva nel bosco della Meta, proseguiva a est di Torrita e dal falsopiano di San Giorgio e Santa Giusta e discendeva al fiume Tronto. Passava quindi alla riva destra del fiume nei pressi di San Lorenzo e Flaviano e Saletta e proseguiva verso Fonte di Campo.
Una diramazione della Salaria si staccava presso Antrodoco e dopo aver attraversato San Giovanni a Cagnano e Montereale raggiungeva Pinaco, passava sotto l’attuale Amatrice (lato destro del Tronto), e si riuniva con la stessa via Salaria nei pressi di Vicus Badies nei pressi di Accumoli.
Dell’attuale territorio di Amatrice era abitato il pianoro soleggiato che si estende alla base di Pizzo di Sevo, e che dal centro più importante, Summata, (Sommati), traeva il nome di Terrae Summatine.
Ritrovamenti occasionali in varie località confermano l’estensione dell’abitato che sembra non avere carattere intensivo.
Del territorio delle Terrae Summatine non si hanno notizie certe fino al tempo delle invasioni Longobarde.
Nel 1639 Amatrice che aveva preso il suo nome da Matrice e ancor prima dalle Terrae Summatine, e le sue Frazioni dette Ville Summatine furono gravemente danneggiate dal terribile terremoto dei giorni 7, 14 e 17 ottobre; in tale circostanza caddero buona parte del palazzo degli Orsini, e la gran parte delle case e delle chiese.
Successivi terremoti si verificarono nel 1672, 1703 e 1730. Nell'ottobre 1826 ci fu una violenta alluvione del fiume Tronto in cui perirono numerosi abitanti della frazione di San Lorenzo.

CRONOLOGIA STORICA DEGLI EVENTI NEL TERRITORIO AMATRICIANO

Seconda metà del secolo VI: I Longobardi costituiscono il Ducato di Spoleto, suddividendo in Comitati e Gastaldati. Vengono sottoposte al Comitato di Ascoli le Terrae Summatine. Invece l’alta Valle del Velino ( territori di Scai, Torrita Alegia, Casali, Forcelle, Bagnolo, Pasciano, San Giorgio, Configno, Cornelle, Rocca Passa dipendevano dal Gastaldato di Rieti.
774: Carlo Magno conferma il Comitato di Ascoli nel Ducato di Spoleto e fa donazione alla chiesa ascolana delle Terrae Summatine.
961-1118: Varie donazioni da parte di privati delle Terrae Summatine, (Terre Summatine) a favore di Farfa. Menzionati i toponimi di “Loco qui dicitur Somati et vocabulo in Carano; loco ubi dicitur Turrita, Cornello, Preta, Anomisi, podium qui vocatur Faigezone”; la montagna “qui vocatur Pictiu de Sinu” i castelli “Cantarello, de Furcella, de Philecta et de Triegione”; i fiumi Molinarum, Castellarum, Negia” e il fiume Tronto “Qui curri per pedes Matrice”
Ancora sotto la dominazione Longobarda, Maginardo, figlio di Ligolfo e ultimo signore delle Terre Summatine, il quale risiedeva a Summata faceva donazione delle Terre Summatine e del territorio di Matrice al Vescovo di Ascoli.
990-996: Il Vescovo di Ascoli fonda l’importante monastero di San Benedetto, ceduto nel 1080 a Farfa. Dal X al XII secolo sorgono altre abbazie e conventi a Castel Trione, Amatrice, Scai, Roccapassa, San Lorenzo e Flaviano.
1256. 8 settembre: Passato alla Santa Sede il Ducato di Spoleto, Alessandro IV conferma l’assegnazione delle Terre Summatine al Vescovo di Ascoli. Ultimo atto in cui compare il nome di Summata, sostituito da Matrice.
1252: Matrice chiede e ottiene dal Consiglio di Ascoli di edificare il castello di Carano “per la difesa comune”. Nello stesso anno Matrice e Castel Trione danno al Consiglio Ascolano le garanzie richieste e una forte somma in contanti per assicurarsi la protezione di Ascoli di cui riceveranno la cittadinanza.
1259: Manfredi di Svevia conquista e distrugge l’Aquila. Identica sorte nel giro di poco tempo tocca ad Amatrice che passa dalla dipendenza della Santa Sede a quella del Regno di Napoli.
1266: battaglia di Benevento con la morte di Manfredi. Carlo I° D’Angio’ ora Re di Napoli promuove la ricostruzione dell’Aquila e di Amatrice. Le terre montuose dell’Aquila costituite dai territori di Amatrice, Accumoli, Montereale, Leonessa e Cittaducale vengono sottoposte alla giurisdizione di un “Capitano delle Terre di Montagna” .
1271: Avversa agli Angioini, Amatrice viene espugnata per ordine di Carlo D’Angiò da Bartolomeo Pignatelli, vescovo di Cosenza.
1274-1282: Amatrice resta ostile a Carlo D’Angiò, che arriva a ordinare l’assedio (1274) e imporle umiliazioni come l’ordine di consegnare la campana della chiesa di San Francesco (1282) che verrà posta nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Sculcola.
1283: Amatrice passa finalmente dalla parte degli Angioini nella guerra dei Vespri. Il figlio di Carlo D’Angiò fa pubbliche lodi alle Università di Amatrice, Montereale, Accumoli e Arquata per la loro fedeltà alla casata D’Angiò.
1293: Il parlamento dei capi famiglia amatriciani si aduna sulla piazza Maggiore e autorizza il “Sindaco” Corrado di Gentile ad acquistare il castello di Radeto, nel territorio di Cascia, con tutti i diritti, pertinenze e vassalli.
1318: Per il possesso di Campaneto e Campominardo, posti ai confini dei territori dell’Aquila verso Cittareale, quattrocento amatriciani mettono a sacco e fuoco i castelli di Pedicino e Rocca delle Vene, appartenenti all’Aquila. Per reazione gli aquilani con sei-settemila persone di tutto l’Abruzzo devastano il territorio amatriciano. Per decreto di Carlo, figlio di Roberto D’Angiò, l’Aquila e Amatrice sono condannate a pagare alla regia cassa rispettivamente 6000 e 600 once d’oro, oltre il risarcimento vicendevole dei danni e alla confisca dei castelli in questione.
1136,1338,1371,: Patti di amicizia con Ascoli per difendersi da l’Aquila.
1424: Amatrice partecipa a fianco di Ascoli all’assedio dell’Aquila.
1434-1443: Guerra di successione del Regno di Napoli. Alla morte di Giovanna II l’Aquila si schiera con gli Angioini, Amatrice con gli Aragonesi. Il trionfare di questi ultimi Amatrice, più volte presa e più volte perduta, ottiene moltissimi privilegi di ordine economico e nobiliare.
1466: Arquata e Norcia combattono contro Amatrice e Accumoli.
1467: Ascolani, Amatriciani e Accumolesi espugnano Arquata.
1486: Essendo rimasta fedele al re nella “Congiura dei baroni” del 1485 Amatrice si vede confermare i privilegi del 1143 e in più ottiene il territorio di Cittareale e il diritto di battere moneta con legenda “Fidelis Amatrix”
1528: Dopo una parentesi di dominio francese, Amatrice ricade in dominio spagnolo. Ribellatasi alle soldatesche spagnole, subisce un assedio di 5 mesi. Dopodichè viene conquistata dal principe d’Orange e messa a ferro e fuoco.
1538: Ha inizio il dominio feudale di Amatrice che, per essere posti ai confini del Regno, era rimasta sempre alle dipendenze della Real Corona e quindi città demaniale. Con chiaro intento punitivo l’imperatore Carlo V fa dono di Amatrice e delle sue terre ad Alessandro Vitelli, famoso condottiero.
1540: Alessandro Vitelli fa ricostruire Amatrice ancora semidistrutta a distanza di dieci anni e secondo alcuni studiosi affida il disegno della cittadina a Nicola Filotesio detto Cola dell’Amatrice.
1596: Virginio Orsini, che avendo sposato Beatrice nipote di Alessandro Vitelli, era divenuto il nuovo Signore feudale di Amatrice. Virginio Orsini muore in battaglia nella Marca di Ancona e lascia il feudo al figlio Latino Orsini.
1624: Latino Orsini lascia il feudo al figlio tredicenne Alessandro Maria.
1639, 7 ottobre: Un violento terremoto seguito da diverse scosse, distrugge quasi del tutto Amatrice e molte delle sue “Ville” (attuali frazioni).
1647: Insurrezione della comunità a seguito della rivolta di Masaniello.
1672: Un nuovo sisma causa ingenti danni ad Amatrice e a tutte le sue Ville.
1693: Per l’estinguersi degli Orsini di Amatrice, lo Stato di Amatrice è ereditato dai Medici, Granduchi di Toscana.
1703: Un ulteriore terremoto causa ancora danni ad Amatrice e alle sue Ville.
1737: Carlo di Borbone, da poco diventato re di Napoli, ottiene gli ex Stati Medicei e Farnesiani di cui faceva parte Amatrice.
1759: Amatrice torna nel regio demanio del Regno Borbonico.
1799: All’indomani della proclamazione della Repubblica napoletana, il cantone di Amatrice viene assegnato al dipartimento della Pescara con capoluogo l’Aquila. La situazione resterà invariata anche al ritorno dei Borbone sul trono di Napoli.
1860: A seguito dell’annessione prima del Regno di Sardegna poi al Regno d’Italia, Amatrice viene ancora assegnata alla provincia dell’Aquila.
1927: Amatrice entra a far parte della neocostituita provincia di Rieti.
(Fonte: Amatrice, storia, arte e cultura - Silvana Editoriale)

Organi Sociali

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Lo statuto

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